Tutta la rabbia degli Oss nel libro di Alessandro Salerno.
Dalla corsia alla libreria. L’attività professionale di Alessandro Salerno, operatore socio sanitario di 42 anni, diventa un libro per Oss, ma anche per tirocinanti e personale sanitario in generale. Una pubblicazione cha arriva a venti anni esatti dall’Accordo Stato-Regioni che, nel lontano 2001, introdusse questa importante figura che ancora oggi purtroppo stenta a ritagliarsi un ruolo degno all’interno della sanità italiana. Questa ed altre spinose questioni sono riportate nelle pagine di “L’O.S.S. l’evoluzione necessaria per garantire la salute di tutti”, che l’autore affronta basandosi direttamente sulle proprie esperienze professionali maturate in tredici anni di attività. Originario della Campania, Alessandro Salerno, come un po’ tutti gli addetti ai lavori di questo settore, si è fatto “le ossa” in una casa di riposo, prima di affermarsi in Medicina Generale, in Neurologia, e infine in Cure Palliative, dove attualmente lavora per l’Asl di Salerno.
“L’idea di scrivere un libro – spiega Salerno – l’ho maturata nei mesi scorsi, quando ho avuto modo di riscontrare che i riflettori dei media in generale erano puntati esclusivamente sul personale medico ed infermieristico, come se noi Oss non stessimo lottando nei centri Covid, negli ospedali, nelle RSA e nelle case di riposo di tutta Italia. Una discriminazione che mi ha spinto a credere che fosse finalmente arrivato il momento di uscire da questo anonimato e cominciare a far sentire la nostra voce”.
Dunque, quello dell’operatore campano è un libro che nasce per rompere un silenzio durato troppo a lungo. Dal provvedimento che istituì in Italia la figura dell’Oss sono passati infatti venti anni. Un arco temporale esagerato segnato da promesse disattese, leggi mai applicate e percorsi formativi incompiuti che hanno contribuito a fare dell’Oss un emarginato nell’ambito assistenziale e sanitario, sia pubblico che privato.
“Quando nel 2003 fu introdotta la formazione complementare per gli Oss sembrava presentarsi una svolta a cui si guardava con interesse ed entusiasmo – sottolinea Alessandro Salerno -. Si iniziavano a porre le basi per la creazione di una figura professionale più interessante e completa, ma sappiamo tutti come è andata a finire. La formazione degli Oss non ha la stessa valenza per le altre categorie professionali e ad oggi, tirando le somme, posso dire che è cambiato veramente poco. Tutto ciò è disarmante per una professione di cui non se ne può più fare a meno in ogni contesto”.
Da emarginati a figure indispensabili il passo è breve, e questo 2020 ne è stato tristemente la prova. Con la diffusione della pandemia infatti è cresciuta la richiesta di operatori socio sanitari nella sanità pubblica e privata, ma ha anche messo a nudo le scelte sconsiderate adottate nel passato e basate sulla politica dei tagli ai danni del personale socio-sanitario.
“Questa pandemia ha messo in evidenza gli errori delle politiche scellerate di razionalizzazione praticate in passato e basate su quei tagli di cui ancora oggi piangiamo le conseguenze – asserisce l’autore del libro -. È chiaro che la categoria più colpita è stata la nostra. Ancora oggi esistono reparti con 50 degenti che devono essere assistiti da meno di quattro Oss, per non parlare poi di ciò che avviene nel settore privato e nelle cooperative.”
Alessandro Salerno conclude l’intervista con un auspicio: “Dobbiamo prendere coscienza di ciò che siamo e cosa vorremmo essere in futuro. Bisogna capire se fare questo mestiere significa solo aver trovato il posto di lavoro sicuro, oppure cercare di crescere professionalmente, credendo in quello che si fa e credendo in un servizio sanitario sempre più efficiente.”