Nasce la figura dell’Assistente Infermiere: chi è, cosa fa e perché non convince?
Ci risiamo. Dopo il flop seguito all’introduzione della figura dell’OSS con formazione complementare (la famosa “terza S”), si torna a parlare, a distanza di anni, dell’evoluzione dell’Operatore Socio-Sanitario. Ma a cambiare sarebbe solo la terminologia e non la sostanza.
Il Ministero della Salute ha introdotto, in questi giorni, la figura dell’Assistente Infermiere, sollevando più di un dubbio sull’effettiva efficacia di questa decisione. Si tratta praticamente di un operatore che, sotto la diretta responsabilità dell’infermiere, assolverebbe alcune mansioni tradizionalmente attribuite a quest’ultima figura, come, per esempio, la somministrazione della terapia farmacologia, un’attività tipicamente di pertinenza infermieristica e non consentita agli OSS. In altre parole, il Super OSS (così è stato ribattezzato), sarebbe una versione “hybrid” dell’OSS che oltre a svolgere assistenza di base, può, sotto la supervisione dell’infermiere, effettuare iniezioni, eseguire ECG, e così via.
Il provvedimento deve ancora ottenere l’ok dalla Conferenza Stato-Regioni.
Indice
Come si diventa Assistente Infermiere?
La formazione dell’Assistente Infermiere è ancora una volta affidata alle Regioni.
Per conseguire la qualifica è necessario seguire un corso di almeno 500 ore distribuite su un periodo formativo non inferiore ai 6 mesi e non superiore ai 12 mesi. Il programma prevede la realizzazione di almeno 200 ore di teoria, 280 di tirocinio e 20 tra esercitazioni e simulazioni. Come per l’OSS, anche in questo caso la frequenza è obbligatoria ed è consentito solo il 10% di assenza sul numero totale di ore.
Cambiano i criteri di accesso. Non è più sufficiente licenza media, come prevedeva il percorso per qualificarsi come OSS, ma è necessario il diploma di scuola secondaria di II grado. È richiesta, inoltre, la qualifica di Operatore Socio-Sanitario e due anni di esperienza lavorativa comprovata come OSS.
E gli OSS senza diploma? Per questa categoria la porta non è completamente chiusa. Gli OSS sprovvisti di diploma, infatti, possono accedere al corso di Assistente Infermiere se, negli ultimi 8 anni, hanno maturato un’esperienza di almeno 5 anni come OSS. Per questi operatori, inoltre, è prevista un’integrazione formativa di almeno 100 ore rispetto al percorso tradizionale.
Quali sono le competenze dell’Assistente Infermiere?
Entriamo adesso nel vivo dell’argomento. Cosa fa l’Assistente Infermiere? Per quali caratteristiche si differenzia dalla figura dell’OSS.
Se alcune mansioni sono tipiche dell’OSS (come per esempio la rilevazione dei parametri vitali), altre rappresentano invece il risultato di un’incredibile rivoluzione.
Stando al provvedimento del Ministero della Salute, infatti, all’Assistente Infermiere sono attribuite “abilità” quali:
- L’esecuzione di ECG (Elettrocardiogramma)
- La rilevazione di parametri mediante puntura capillare (misurazione glicemica, emogasanalisi, etc.)
- L’esecuzione test Poct (Point of care)
- La rilevazione anomalie della pelle, alterazioni mucose e aree peristomali
- La somministrazione artificiale del cibo (nutrizione enterale) in “condizioni di stabilità clinica”
- La realizzazione di medicazioni di gastrostomia stabilizzata
- La somministrazione di farmaci per via orale, intramuscolare e sottocutanea.
- L’applicazione di cannule nasali per la somministrazione dell’ossigeno.
È doveroso ribadire, ancora una volta, che l’Assistente Infermiere può svolgere queste attività solo su indicazione dell’Infermiere Professionale.
Era davvero necessaria questa nuova figura professionale?
Dopo aver parlato della figura dell’Assistente Infermiere, della sua formazione e delle sue attività, voglio spendere ancora due parole in merito a questa “novità” introdotta in ambito sanitario. Ho ironicamente messo le virgolette sulla parola “novità” perché effettivamente di tutto possiamo parlare tranne che di un’iniziativa innovativa.
Molti ricorderanno, infatti, il flop seguito alla nascita della figura dell’OSS con formazione complementare (la famosa terza S), introdotta con l’Accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003.
Circa quattro anni fa scrivevo un articolo in cui esternavo tutte le mie perplessità legate a questo aggiornamento professionale, ritenendolo un inutile dispendio di tempo e di risorse economiche (per approfondire leggi l’articolo).
Il tempo purtroppo mi ha dato ragione. Questa figura risultò totalmente inutile. Le aziende private continuavano a ricercare OSS (con due sole S) mentre la figura dell’OSSS non veniva neppure citata nei bandi di concorso pubblico delle ASL, a scapito di quelle persone che avevano sborsato migliaia di euro pensando di perfezionare il proprio curriculum redendolo più competitivo.
La tendenza a proseguire su questa strada mi lascia nuovamente perplesso e una domanda, a questo punto, mi sorge spontanea: perché?
A questo interrogativo qualcuno ha già riposto: “per supplire alla carenza del personale infermieristico”. Se è vero che gli infermieri sono pochi perché allora non viene eliminato l’accesso a numero programmato nelle Università di Scienze Infermieristiche?
I più maliziosi sostengono che questa “rivoluzione” giocherebbe a favore delle RSA e dei centri privati che assumendo un Assistente Infermiere, in un colpo solo, assumerebbero un OSS e un Infermiere, e risparmiandoci pure.
I più pessimisti dicono invece che questa figura sostituirà di fatto quella dell’infermiere.
In altre parole, l’infermiere teme di essere sostituito da un Super OSS, e un OSS ha paura di veder crescere ulteriormente il numero delle proprie competenze e delle proprie responsabilità. Insomma, questo provvedimento sembrerebbe non accontentare molti.
Non so se queste visioni estreme abbiano fondamento.
Quello che però continuo a sostenere da anni, con convinzione, su questo blog è che l’OSS e l’Infermiere siano due figure estremamente diverse, pur lavorando nello stesso contesto. Il primo si occupa di assistenza di base, il secondo di assistenza infermieristica. Penso che l’introduzione di una figura a metà tra OSS ed Infermiere generi ulteriore confusione in un ambio già complesso quale quello della sanità pubblica. Indubbiamente, una strada verso il cambiamento doveva pur essere intrapresa, ma questa poteva essere individuata nel potenziamento della stessa figura dell’OSS, migliorando la sua credibilità formativa e professionale, e non nella creazione di un nuovo profilo professionale.
Spero, questa volta, di sbagliarmi.
Salve interessante per chi è già un OSS essere assistente dell’infermiere con mansioni in più sarebbero di grande aiuto all infermieri visto che scarseggiano bisogna attuarli subito questa funzione anche perché al nord già esiste il super oss mentre al sud no come se fa parte di un altro mondo eppure si dice che si è in Italia non in africa. Per cui si possono riqualificare anche con poco ore di formazione soprattutto chi lavora già nel settore sanitario. Fate pressione, dico solo questo la formazione deve essere al livello internazionale no l’Italia spaccata in due.
“Questa figura risultò totalmente inutile. Le aziende private continuavano a ricercare OSS (con due sole S) mentre la figura dell’OSSS non veniva neppure citata nei bandi di concorso pubblico delle ASL, a scapito di quelle persone che avevano sborsato migliaia di euro pensando di perfezionare il proprio curriculum redendolo più competitivo.” La risposta è tutta qui: Il corso di -super OSS- ha fatto spendere tanti bei soldini, finiti nelle mani delle varie agenzie; Agenzie private (scaviamo a fondo per vedere a chi appartengono e che “legami” hanno) che devono essere riconosciute dagli Enti Pubblici. A queste agenzie bisogna sempre dare dei nuovi corsi da fare. Il giro di soldi è inimmaginabile da noi comuni mortali. Queste agenzie, alla fine, sono le uniche a trarne un profitto.