Cari Oss, utilizziamo i DPI a prescindere dalla diffusione del Coronavirus.
La diffusione in Italia del Coronavirus (Covid-19) ci ricorda l’importanza dell’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) in ambito socio-sanitario. Non deve essere tuttavia un virus a doverci rammentare la rilevanza di questi dispositivi che vanno utilizzati sempre e comunque, soprattutto dagli operatori sanitari, costantemente a contatto con pazienti potenzialmente infetti. Si parla tanto, e giustamente, di Coronavirus, ma ci sono ben altri rischi, anche più pericolosi, ai quali sono quotidianamente sottoposti medici, infermieri ed operatori socio-sanitari. Il più temuto è il rischio biologico su cui ho scritto un po’ di tempo fa in un articolo dal titolo “Il rischio biologico: dieci consigli per scongiurarlo”. Su questo tema inoltre ho scritto anche un altro pezzo, che forse può interessarti, dal titolo “Le sei malattie infettive più frequenti che può contrarre un Oss”. Oggi invece parlerò dei DPI e della loro importanza a prescindere dalla situazione che sta vivendo il nostro paese e degli obblighi del datore di lavoro.
DPI e obblighi del datore di lavoro.
Non esiste, a mio avviso, definizione più adatta sui DPI di quella riportata dal Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, vale a dire il decreto legislativo n. 81 del 2008 che all’art. 74, comma 1, recita: “Si intende per dispositivo di protezione individuale qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza e la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.” Lavorare in piena sicurezza, riducendo la possibilità di infortuni e altri pericoli, è dunque un diritto sacrosanto del lavoratore. A volte, tuttavia, per ignoranza, incoscienza, per eccessiva sicurezza, o più semplicemente per mancata disponibilità di questi dispositivi in azienda, l’operatore svolge il proprio lavoro omettendo tali obblighi, mettendo in pericolo la propria salute e quella dei pazienti che assiste. In ambito socio-sanitario, i DPI più utilizzati sono i guanti monouso (sterili se usati per particolari procedure) per la protezione delle mani, principale fonte di trasmissione di malattie infettive. Le mascherine, utilizzate in questi giorni per proteggersi dal virus, in realtà andrebbero indossate sempre dall’Oss durante le attività di igiene del paziente. Ne esistono di diversi tipi a seconda dell’uso, ma sostanzialmente servono per proteggersi da influenze e malattie trasmissibili per via aerea. Occhialini e visiere sono progettate invece per proteggere gli occhi da eventuali contatti con sostanze biologiche pericolose. Il camice stesso non è una semplice divisa ma un vero e proprio dispositivo di protezione individuale in quanto tutela operatore e paziente da eventuali contaminazioni esterne all’ambiente di lavoro. Mi fermo qui perché questo articolo non è, e non vuole essere, un’enunciazioni di dispositivi, ma un appello al loro corretto utilizzo anche quando, e spero presto, l’emergenza legata al Coronavirus, sarà soltanto un brutto ricordo. Quanto al datore di lavoro, è necessario sottolineare che è assolutamente una sua prerogativa garantire la disponibilità dei DPI in azienda. Lo dice la legge già citata sulla sicurezza sul lavoro, all’articolo 18, comma 1, lettera d che così recita: “Il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale”.