Storie

Siamo tutti Nadia Pulvirenti

Quando si parla di professioni sanitarie e riabilitative le cronache nazionali ci riportano subito agli episodi di malasanità, di negligenza, di abusi e maltrattamenti, che hanno come protagonisti medici, infermieri, Operatori Socio-Sanitari, fisioterapisti, eccetera. A passare in secondo piano, forse per un impatto mediatico meno rilevante, o forse per superficialità, sono spesso i continui casi di violenza ai danni del personale impiegato in strutture sanitarie. Oggi il mio pensiero va alla terapista Nadia Pulvirenti, alla sua giovane vita spezzata più di due anni fa, da un raptus di un paziente psichiatrico, prima ritenuto innocuo. Se è vero che le statistiche nazionali ci dicono che gli omicidi compiuti dai soggetti psichiatrici si attestano sotto il 4%, è altrettanto vero però che la pericolosità di un paziente con problemi mentali non va mai sottovalutata. Ed è quanto avvenuto purtroppo nel caso dell’omicidio di Nadia, la cui morte poteva essere assolutamente evitata, almeno secondo l’accusa. “Siamo tutti Nadia Pulvirenti” perché la sua morte ci coinvolge particolarmente. Perché al suo posto ci sarei potuto essere io, ma anche voi, o chiunque altro eserciti, o abbia esercitato in passato, una professione sanitaria in ambito psichiatrico, senza le dovute garanzie.

Quel maledetto 24 gennaio 2017

Nadia Pulvirenti era una ragazza solare di 25 anni, originaria di Siracusa, città natale dei genitori, dove trascorreva le sue vacanze estive. Dopo la laurea conseguita all’Università di Verona, in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, si trasferisce con il fidanzato in provincia di Brescia, dove trova lavoro alla Cascina Clarabella di Iseo, una struttura protetta che ospita pazienti psichiatrici. Qui si occupa di riabilitazione a pazienti affetti da disturbi mentali, professione che ha sempre amato e per la quale aveva studiato con passione. Una passione spezzata da quel tragico inverno di due anni fa. Era il 24 gennaio 2017 quando Nadia venia trovata dai suoi colleghi in un lago di sangue. La giovane era stata uccisa barbaramente a coltellate da un suo paziente, Abderrahim El Moukhtari, un uomo marocchino con disturbi psichici, prima da allora ritenuto non pericoloso. In cura da anni presso la comunità bresciana, l’uomo infatti non avrebbe mai manifestato tratti violenti. Dopo l’omicidio l’assassino è stato fermato dai Carabinieri di Iseo a qualche chilometro dalla struttura, dalla quale aveva tentato maldestramente di scappare.

Una tragedia “evitabile”

L’assassino di Nadia Pulvirenti è stato dichiarato incapace di intendere e di volere in quanto affetto da disturbi psichici gravi, e quindi non ritenuto responsabile dell’omicidio. Per il marocchino solo una condanna a 10 anni di cura presso una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Nel maggio di questo anno, invece, la Procura ha rinviato a giudizio, con l’accusa di concorso in omicidio colposo, i responsabili e i datori di lavoro di Cascina Clarabella, dov’era in servizio Nadia prima di essere uccisa. A finire sul registro degli indagati anche la psichiatra responsabile del piano terapeutico del marocchino. Insomma, secondo l’accusa, la morte di Nadia poteva essere sicuramente evitata. Alla base dell’omicidio, infatti, vi sarebbe un grave errore di valutazione nei confronti di un soggetto con gravi disturbi, che poi si sarebbe rilevato l’omicida della giovane terapista.

Marco Amico

Operatore Socio-Sanitario, blogger e giornalista. Ho 37 anni, una laurea in Lettere e Filosofia e la passione per la scrittura, le serie TV, le bici. Lavoro in una casa di riposo e nel tempo libero scrivo articoli d'interesse socio-sanitario.

4 pensieri riguardo “Siamo tutti Nadia Pulvirenti

  • Questo è un caso sicuramente molto tragico, non ricordavo cosa è accaduto a questa povera ragazza, ma anche al contrario, troppo spesso le grida di rabbia di pazienti nei confronti di operatori incompetenti e malasanità sono censurate.

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    • sascha

      guarda che il difetto sta nel manico… li hai visti i dirigenti che ci sono in giro??

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  • Sascha

    Ciao. ma l’articolo su Nadia è tuo? Io ci lavoro nel famoso ospedale di Chiari…. E ho lavorato anche alla cascina maledetta…. contattami se vuoi particolari di quel periodo. ho lavorato anche in altre comunità protette (Adro) e al cps rovato… che disastro…. non ho conosciuto personalmente Nadia, ma ho visto come lavoravano. E quella cooperativa…. e poveri genitori…. che non vedono giustizia….

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  • sascha

    oggi 24 gennaio 2023 sono 6 anni.

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